Prima di tutto a questo link: http://www.drycreekphoto.com/icc/Profiles/California_profiles.htm
è possibile scaricare i vari profili colore che descrivono il comportamento colorimetrico
di alcuni MiniLab, tra cui il Frontier 590. Sullo stesso sito è possibile
trovare alcuni profili creati per plotter. Il profilo di un dispositivo ci
indica come questo dispositivo “si comporta” quando deve riprodurre i colori.
Ricordo brevemente che, analizzando un profilo con il
software ColorThink PRO (vanno bene anche altri programmi) è possibile farsi un’idea
dal punto di vista grafico e numerico dei “colori” che è in grado di riprodurre
un dispositivo (sia esso monitor, stampante, scanner, macchina fotografica). Il
gamut è quindi sostanzialmente il volume (mi perdonino i più esperti) che
rappresenta i colori che un dispositivo può riprodurre.
Nel caso specifico delle stampanti il gamut dipende da
innumerevoli fattori quali la carta usata, le impostazioni di stampa, gli
inchiostri, le condizioni ambientali di stampa e così via.
Ho scelto di confrontare il Fujifilm Digital Minilab
Frontier 590 usato con carta Fuji Crystal Archive Paper Glossy (la carta che
garantisce il gamut maggiore tra quelle per cui sono disponibili profili online
e che ho avuto modo di testare) e un plotter Epson 7900 con carta Hahnemuhle
PhotoRag Baryta (anche qui una delle carte che garantisce il gamut più
elevato).
Per questo confronto metteremo fianco a fianco due profili
creati in modo “custom” tramite uno spettrofotometro Spectrolino, usato con
tavolo di lettura SpectroScan.
Lo strumento è stato da poco mandato in Svizzera per una completa revisione. Pur disponendo di altro hardware più recente (tra cui un i1Pro REV D e un i1iSis XL) ho voluto usare lo Spectrolino perché mi è stato comunicato che è lo stesso hardware usato per creare il profilo del MiniLab oggetto di questa analisi. Il software usato per la creazione del profilo è il nuovo i1Profiler e la stampante è stata profilata come dispositivo RGB.
Andiamo quindi ad analizzare i dati. Prima di tutto un video
di confronto che mostra i gamut delle due periferiche nello spazio colore L*a*b*. In rosso il gamut della Epson 7900. A colori il gamut del
Frontier 590.
Come si vede il plotter è in grado di riprodurre un numero
di colori nettamente superiore. A livello numerico il software ColorThink segna
un volume di circa 979.000 contro 401.000. Il plotter è quindi in grado, teoricamente,
di riprodurre “più del doppio dei colori” di quelli che riproduce il MiniLab.
Non c’è solo il numero di colori: altro parametro importante
è il nero “più nero” che può essere riprodotto. Anche qui il plotter vince
senza confronto: si passa da un valore L* di 10 per il MiniLab (i valori di
luminanza vanno da un minimo di 0 che sarebbe nero “assoluto” ad un massimo di
100 che sarebbe bianco “assoluto”) ad un valore di L* di 4 per il plotter.
Questo porta ad una possibile “compressione” dei toni più scuri della foto
verso un nero-grigiastro, un effetto noto forse a qualche fotografo di teatro
che ha provato a stampare le sue foto troppo sotto-esposte in un minilab
(personalmente è stata l’esperienza che mi ha fatto orientare prima verso i
plotter fotografici e poi verso la stampa casalinga).
Si potrebbe obbiettare che esistono vari modelli di MiniLab
e che quello scelto potrebbe non essere all’altezza. In realtà come si può
vedere dallo screen di seguito i vari MiniLab si comportano tutti nello stesso
modo per gli aspetti trattati in questo confronto:
Come si vede per il confronto è stato scelto uno dei MiniLab con le caratteristiche migliori del mercato.
Inoltre è opportuno notare che esistono plotter che hanno
prestazioni molto più scarse di quello preso in oggetto ma anche plotter che
hanno un gamut più elevato e un nero ancora più profondo (valori di L* sotto
3).
Passando da dati numerici e grafici ad impressioni visive
raccomando a chiunque di valutare in prima persona prendendo delle stampe
campione in mano. Le mie impressioni sono sostanzialmente una conferma dei
numeri: le stampe da plotter appaiono più brillanti nei colori vivaci e chiari,
hanno una quantità di colori che è semplicemente “superiore”. Inoltre la stampa
da plotter generalmente risulta più “contrastata”, presentando un range
dinamico superiore a quella del MiniLab. Molto dipende dal vostro file di
partenza: una foto con pochi toni “accesi” potrà risultare molto simile, un
alba o un tramonto con tanti colori chiari e sfumature apparirà nettamente
diversa.
Ecco una simulazione tramite soft-proof di quello che
succede stampando la foto su MiniLab e su Plotter:
Fondamentalmente la stampa con il MiniLab ci "toglie" dal cielo il rosso, il giallo e l’arancione "più intensi". Non è facile mostrare tramite un video cosa comporti un gamut minore in fase di stampa ma è sufficiente caricare in Photoshop i profili e fare qualche prova personale con la soft proof per avere un’idea di quanto sia importante avere una stampante “wide gamut” in certe situazioni.
Altra cosa che si nota facilmente nella softproof è il già
accennato comportamento delle ombre (purtroppo non visibile nel video):
fondamentalmente, pur usando la compensazione del punto del nero e provando i
vari intenti di rendering, è spesso impossibile evitare che qualche dettaglio delle
ombre vada perso se si stampa con il MiniLab.
Ribadisco che è opportuno scaricare i profili dal link in
alto e fare delle prove con la soft proof di Photoshop per rendersi conto in
prima persona delle differenze che possono presentarsi con le due tecnologie di
stampa. Sarebbe inoltre opportuno far stampare le proprie foto e valutare
personalmente il risultato su carta (ricordandosi che è fondamentale scegliere
una corretta sorgente luminosa per fare le valutazioni).
Proviamo a dimostrarlo con una immagine di esempio. La
softproof per l’immagine sulla sinistra è stata creata partendo dal profilo del
MiniLab e quella sulla destra con il profilo del plotter fotografico. Le
impostazioni sono BPC (compensazione punto del nero) attiva, rendering
colorimetrico relativo, simulazione colore carta e inchiostro nero attive.
Si dovrebbe notare che l’immagine sulla sinistra, oltre a
presentare dei colori leggermente alterati dovuti al colore “bluastro” della
carta usata nei MiniLab, taglia via alcune ombre, in particolare sotto il collo
dell’elefante. Questa foto è stata stampata da un minilab e tramite plotter
fotografico e le differenze, osservando le stampe con una luce controllata,
sono evidenti ancora di più che nello screenshot.
Per quanto concerne la “nitidezza” e la capacità di
riprodurre correttamente colori uniformi e gradienti omogenei i plotter a getto
di inchiostro (un
tempo reputati carenti da questo punto di vista) hanno ben poco da invidiare ai MiniLab. In futuro è possibile
che questo articolo venga completato da un secondo confronto relativo proprio a
questa tematica. Posso anticipare che, osservando le stampe a distanze anche
molto ravvicinate, è fondamentalmente impossibile vedere “il punto” che compone
l’immagine.
Altro argomento interessante è la durata delle stampe. I
plotter fotografici garantiscono ormai risultati stabili per anni ed anni (a
volte sopra il secolo). Interessante l’analisi che si può trovare a questo
indirizzo: http://www.wilhelm-research.com/epson/ESP7900.html Nello stesso sito è possibile
trovare informazioni relative a vari MiniLab.
Conclusioni
È noto che il MiniLab viene usato per contenere i costi su grandi volumi. Va benissimo per foto in “quantità”, ma se l’obiettivo è la qualità il suggerimento è ovviamente quello di rivolgersi ad un laboratorio che offra il plotter e una buona scelta di carte Fine Art.
Per l’utenza domestica esistono svariate soluzioni a costo
sostenibile (sotto i 500 euro) in grado di garantire risultati in stampa
superiori a quelli di qualsiasi MiniLab. I costi delle cartucce sono tuttavia
elevati e usare inchiostri compatibili può abbassare di molto la qualità. Non è importante quale sia la vostra scelta, ma che la
scelta sia consapevole. Il consiglio è, come già scritto, procedere con prove
personali. Buone stampe a tutti!